Scapigliatura milanese

Cletto Arrighi, pseudonimo anagrammato dal vero nome di Carlo Righetti, nell’introduzione all’«Almanacco de il Pungolo» del 1857 scrive: «In tutte le grandi e ricche città del mondo incivilito esiste una certa quantità di individui, fra i venti e i trentacinque anni non più; pieni di ingegno quasi sempre; più avanzati del loro secolo; indipendenti come l’aquila delle Alpi; pronti al bene quanto al male; inquieti, travagliati, turbolenti, i quali, e per certe contraddizioni fra la loro condizione e il loro stato, vale a dire tra ciò che hanno in testa e ciò che hanno in tasca, e per una loro particolare maniera eccentrica e disordinata di vivere meritano di essere classificati in una nuova e particolare suddivisione della grande famiglia civile, come coloro che vi formano una casta sui generis distinta da tutte quante le altre. Questa casta o classe, che a Milano ha più che altrove una ragione e una scusa di esistere, io con bella e pretta parola italiana, l’ho battezzata appunto: la Scapigliatura milanese».

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