La memoria è speranza di futuro

di Adelio Schieroni

Un Viaggio tra Archivi e Storia

Intervista a Ilaria Fiori

La dott.ssa Ilaria Fiori è Partner culturale della Famiglia Artistica Milanese. Si è laureata in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Milano, ed ha frequentato la Scuola di Specializzazione Archivistica, Paleografia e Diplomatica dell’Archivio di Stato di Milano.

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Qual’è stata la sua principale fonte di ispirazione nel campo dell’archivistica e come ha iniziato il suo percorso in questo affascinante settore?

Ad essere sincera non è stata una scelta, ma un susseguirsi di eventi e passioni che mi hanno portata al punto in cui mi trovo. Sono un’archivista un po’ atipica. Avevo un obiettivo che sembrerà banale, che era la laurea in lettere, e volevo perseguirlo. Laurearmi in una facoltà umanistica non era la mia massima aspirazione, ma era una sorta di rivincita. E proprio durante questo percorso ho cominciato a nutrire interessi che poi sono diventati lavoro e anche passione.
Oltre alla laurea in lettere moderne, ho conseguito il diploma in archivistica paleografia e diplomatica alla scuola dell’Archivio di Stato di Milano. Dopo la laurea nel lontano 2001 ho iniziato subito il mio percorso professionale, prima presso aziende poi come libera professionista.

La sua esperienza presso l’Archivio Diocesano di Crema e la Fondazione Famiglia Legler ha sicuramente contribuito al suo percorso. In che modo queste esperienze hanno plasmato la sua visione e il suo approccio nel riordino di archivi e nella ricerca storica?

Sono stati un punto di partenza.
Entrambe queste esperienze mi hanno portato a maturare competenze in vari ambiti archivistici, l’una per gli archivi antichi e la ricerca storica, l’altra per gli archivi correnti.
Alla base di tutto c’è sempre stata una grande passione per i documenti e per la ricerca storica.
Sono convinta che l’archivista dovrebbe uscire dall’archivio; ciò per poter far comprendere l’importanza del ruolo che lo stesso ha nella salvaguardia della memoria storica e nella promozione della cultura locale.
Il lavoro dell’archivista è stimolante e creativo perché spinge a fare ricerche, acquisire e conservare i documenti in archivio. L’archivista non è ancorato soltanto ai vecchi scaffali pieni di polvere, anzi, dal punto di vista digitale, l’archivista è chiamato ad aggiornarsi continuamente per svolgere le proprie mansioni anche in modo adeguato all’avanzare dei tempi.

Tra le varie attività che svolge quotidianamente, dalle pubblicazioni monografiche alle ricerche genealogiche, c’è un progetto o un momento particolare che le ha lasciato un segno indelebile?

Il progetto pluriennale “Tracce – Impronte della storia nei documenti dell’archivio storico di Soncino”.
Un progetto di valorizzazione del patrimonio documentario del comune di Soncino attraverso una serie di mostre documentarie e pubblicazioni.
Siamo partiti da Tracce-1 dedicata ai documenti più importanti conservati in archivio, con Tracce-2 alla celebrazione dei cento anni dalla fine della I Guerra Mondiale e Tracce-3 sulla controversa figura di Napoleone Bonaparte.
Le mostre prevedevano visite modulate per tutti i livelli di gradi scolastici.
Questa iniziativa è rivolta non solo ai cittadini, alle scuole ma anche a enti e istituzioni sia pubbliche che private, che abbiano a cuore il valore della memoria storica e della ricerca in campo culturale.
Il progetto è sempre stato oggetto di contributi sia regionali che locali e questa è stata la dimostrazione di come il progetto ha avuto un impatto importante a livello locale.


Le carte sono la nostra storia: ecco l’importanza della tutela, conservazione e valorizzazione dei documenti.
Voglio concludere con una frase di Primo Levi: “Non c’è futuro senza memoria”. Molti si chiederanno perché parlando di storia di archivio io utilizzi una frase così forte utilizzata per ricordare uno dei periodi più bui della storia, semplicemente perché questa frase è il fulcro del mio primordiale approccio alla memoria storica e alla comprensione dell’importanza della conoscenza del nostro passato.

Essendo partner culturale della Famiglia Artistica Milanese, come vede il ruolo dell’archivista nel preservare e promuovere la cultura locale? E quali sfide si presentano nel contesto contemporaneo?

Come ogni archivio non di pertinenza dello Stato la conservazione della documentazione è affidata agli stessi enti.
Per la loro diffusione e capillarità sul territorio costituiscono certamente un bene prezioso che testimonia la vita culturale del territorio a cui appartengono.
In questi archivi oltre alla documentazione prodotta dall’associazione che ne testimonia il ruolo e la funzione nel tempo e che permette di ricostruire la storia, possiamo trovare anche documenti di personalità o di altri enti attraverso i quali sono entrati in contatto, svolgendo il ruolo di collettori di documenti.
L’archivista è una figura in continua trasformazione. Nuovi supporti, nuove pratiche e nuovi standard portano questa figura a doversi reinterpretare.

Oggi ci si deve confrontare con una realtà multidirezionale composta da archivi diversi, memorizzati su supporti sia cartacei che digitali. Non si direbbe ma l’archivista è chiamato ad operare al passo col proprio tempo, il tempo presente.
In questo momento di profondo cambiamento, l’archivio gioca un ruolo fondamentale soprattutto per la conservazione degli archivi informatici perché è possibile portare alla perdita di pezzi di memoria.
Sia che l’archivista si occupi di archivi analogici che si occupi di archivi digitali il comune denominatore è la memoria.


La memoria è la speranza di futuro, gli archivisti devono garantirla.

Novità sul progetto How I met Puccini

Dalla nostra Corrispondente estera Valentina Ciardelli

Cara Famiglia Artistica Milanese, carissimi amici e amiche di How I met Puccini ®, abbiamo importanti novita’ di cui rendervi partecipi e di cui siamo particolarmente orgogliosi!


Il progetto How I met Puccini® e’ stato ufficialmente presentato con grandissimo successo negli Stati Uniti d’America a New York e alla Michigan University al prestigioso International Society of Bassists Convention da Valentina Ciardelli, con la Fantasia su Fanciulla del west e su Turandot.

La Fondazione Giacomo Puccini di Lucca ha attivato la partnership per la vendita del merchandise ufficiale di How I met Puccini® presso il negozio del Museo Casa Natale Giacomo Puccini di Lucca. Potrete trovare le nostre esclusive magliette e borse shopper.

How I met Puccini® e’ tornato alle origini, dove tutto è cominciato, ovvero al Teatro del Giglio di Lucca presentando ufficialmente per la prima volta una talk che ha approfondito lo spettacolo TURANDOT NON ESISTE la scorsa settimana. Un pubblico caloroso ha accolto con attenzione l’offerta artistica da parte di Stefano Teani, Valentina Ciardelli e Benjamin Lebigre per poi ascoltare alcune note tratte dalle fantasie pucciniane del progetto, in anteprima assoluta!

Per sostenerci ricordati di donare link e scoprite quali premi e bonus speciali: https://www.eppela.com/projects/10126

Basta davvero il valore di un caffè per mostrare interesse e sostegno a un progetto unico nel suo genere. Siamo nella fase piu’ delicata del progetto e abbiamo bisogno di voi tutti!

Ricordate di seguirli su tutti i social media perché ci saranno molte sorprese e potrete seguirci in tutte le nostre novita’ e avventure!

Un caro saluto,

il team di How I met Puccini®

Valentina
Stefano
Costantino
Benjamin